Spazio del Corpo 

Corpo dello Spazio

Il corpo e la sua costruzione: percorso di ricerca attraverso l’espressione artistica 

Emilia Cece

Psichiatra e psicoanalista


L’esperienza corporea caratterizza l’immaturità del cucciolo dell’uomo venuto al mondo, la fragilità che segna il distacco dalla natura rispetto a quello di altre specie con ciò che lega origine e separazione, è confine che traccia il distacco dal corpo materno come un salto nella vita, passaggio dall’interno all’esterno del corpo dell’altro, dal buio alla luce. 

Questo passaggio, che si accompagna a non poche difficoltà, può condurre ad una prima intuizione: l’essere in parte corpo ed in parte no, l’essere parte di un corpo estraneo, l’essere effetto di una operazione di estrazione dal corpo dell’Altro e soggettivarlo nell’ assunzione di una responsabilità che ne consegue.

In sintesi, l’esperienza del corpo è collegata all’esperienza della perdita, costitutiva, plasmatica, come trasformazione costante ed estraniante che abbiglia il corso della vita ed ogni epoca della vita. 

Il corpo lo si cerca negli album di fotografie, fotogrammi, orme, cicatrici, tatuaggi, abiti, bagagli, oggetti rotti rimasti in anfratti dimenticati, tra gli odori, tra i pezzi che spesso mettono continuamente in contatto con una estraneità che attrae: estraneità potremmo dire simile all’estraneità che prova l’artista, di fronte alla propria Opera.

Il corpo, come per Alice, è il nostro “paese delle meraviglie”, il nostro paese sempre nuovo ed estraneo, con i suoi umori ed i suoi svuotamenti, quasi un paese vulcanico da conquistare, perché per essere nostro ha bisogno di essere abitato, scoperto, occupato ed addomesticato, non solo dalla parola, ma dai gesti e tra gesti che segnano la traccia ed i bordi dei discorsi e delle parole proferite, quasi come i trattini di separazione che collegano ma al tempo stesso separano, il corpo usa le parti ed i gesti quasi come punteggiature. Come per Alice, basta talvolta un morso per coglierne con sgomento il cambiamento.

Come cogliere le sfumature di questo confine corporeo e della parola che separa la norma dalla stravaganza? La singolarità da ciò che in via generale viene considerato consueto e ordinario?

Il corpo è un mezzo per esplorare i confini, conoscerne i limiti ed i bordi, percorrere i paradossi dell’interno e dell’esterno, è un mezzo per discriminare e discernere tra ciò che aliena e ciò che è invece proprio o più familiare. Dal corpo emerge un concetto di norma straordinaria, una norma che è ricerca armonica tra il dire ed il fare, contenimento di emozioni indicibili nel rispetto della convivialità. Tutta la vita, mentre si è rincorsi dal tempo che imprime i suoi segni modificando le potenzialità ed i tratti, il corpo diventa un dispositivo all’opera in cerca dell’equilibrio, l’opera della vita che si snoda su quel confine che ognuno di noi cerca continuamente di sperimentare, ricerca singolare che si snoda come un percorso da artista, ricerca da rifinire.

Ognuno trova così un proprio modo di vivere il proprio corpo, all’ombra di una normalità che, se è condivisa ed è di tutti, viene raggiunta con difficoltà da ogni essere vivente, in un percorso unico, singolare. Per questo possiamo dire che, come ogni opera, un corpo è opera solitaria è velo che protegge, da un vuoto ed al tempo stesso da una eccedenza: un vuoto di parole non sufficienti e mai pronte ad esprimere quella totalità che si ricompone solo nell’immagine e nella sua non totale rappresentazione, nella ripetizione dei selfie e delle fotografie pubblicate e sfuggite all’autore, nei frammenti dei ricordi che si nascondono lasciando nell’ombra qualche radura e qualche accidentato confine.

Trasformato nell’adolescenza, deformato dalla sofferenza, privato dell’essenza e dell’essenziale, il corpo è l’Opera che si costruisce lentamente, in cerca di un proprio equilibrio armonico, intorno al territorio perduto dell’infanzia. Come un mare che si cerca attraverso un richiamo, la eco dell’altro ritorna nell’ incontro con una estraneità non sempre amica, ma mitica perché mai libera dalla memoria dell’antica alterità.

Come fare amicizia con l’estraneo? Come ri-conoscere questo paese? Attraverso un percorso di ricerca che non è semplicemente di conoscenza ma è esperienza diretta che mette di fronte all’incognita, senza paura. 

Come potrebbe essere per un bambino l’incontro con il mare in movimento, con i suoi flussi e le risacche, con i suoi fremiti e moti ondosi, è l’avventura che si può ripercorrere nei gesti dell’arte. 

Solo l’avventura permette di appropriarsi di ciò che fa paura, ogni avventura è unica e irripetibile, è arte-avventura, qualcosa che si avvera dopo ed in ritardo con l’esperire stesso; come ciò che verrà ad imprimere nella materia l’orma del piede già passato, ogni avventura fissa l’impronta di una storia antica, la rettifica, la riconosce, così ogni soggetto la ricompone attraverso l’arte che offre delle occasioni supplementari, come potrebbe offrirle un laboratorio.

E come arte compie l’incontro con la materia muta e rilega le parti, l’avventura che le si accompagna imprime storie non raccontate per segnare il passaggio dell’esperienza del corpo, offrendo un passaggio di ciò che crea problematicità ad una nuova acquisizione. Nuove creature, nuove nature si separano con un passo da un modo interno alla vita che si materializza fuori, così l’arte realizzata, talvolta o anche sempre, mostra la vita nel suo essere unica e nel suo ritorno alla familiarità anche e ancora di più perché le raccoglie - spazio fuori di sé.  

Questo percorso artistico, potremmo dire questo laboratorio unico, di cui troviamo traccia evidente nelle opere di questo catalogo, ha ripercorso i confini, ha segnato delle tappe, ha fatto incontrare degli amici ed ha insegnato a noi tutti, che qualsiasi norma ha i suoi aspetti contradittori e generici, ma può diventare una conquista, una rappresentazione che per ognuno, uno per uno, matura nel corso dell’Opera.