L'inchiostro nelle mani

ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI VENEZIA

Giovedì 12 dicembre 2019



MOSTRA DI INCISIONE


Presentazione:

Aula Magna, ore 17.00

intervengono:

Fabio Moretti | Presidente dell’Accademia di Belle Arti di Venezia

Giuseppe La Bruna | Direttore dell’Accademia di Belle Arti di Venezia

Chiara Mangiarotti | Presidente della Fondazione Martin Egge Onlus


Proiezione del video di Silvia Bertoldo



Inaugurazione:

Aula 5 ore, 18.00

Mostra a cura di Diana Ferrara e Cristiano Vettore


Espongono:

Alessandro Cipriano, Kokoro Dalla Valentina, Mattia Dian,

Mattia Marchiori, NaturOnda06, Pietro Rech







La mostra sarà visitabile nell’orario di apertura della sede durante lo svolgimento dell’attività didattica fino al 20 dicembre 2019.

Il workshop di tecniche dell'incisione

La mostra


“Se vuoi sapere chi davvero uno sia, non devi far altro che chiederlo a lui” [1] : un’esperienza di ascolto con Alessandro Cipriano, Kokoro Dalla Valentina, Mattia Dian, Mattia Marchiori, Naturonda06, Pietro Rech

Diana Ferrara, Docente di Grafica d’Arte-Tecniche dell’Incisione, Accademia di Belle Arti di Venezia

Un giorno d’inverno mi sorprende la telefonata di Chiara Mangiarotti interessata ad avviare una collaborazione didattica con un gruppo di ragazzi molto attivi negli atelier creativi organizzati dalla Fondazione Martin Egge Onlus di cui è la Presidente.

Non conoscevo Chiara e non sapevo dell’esistenza della Fondazione a Venezia, non immaginavo nemmeno quali significati e obiettivi culturali potesse creare un’istituzione di questo tipo, talmente fagocitata, anch’io, dalle abitudini spesso isteriche della quotidianità ritmata da un tempo che non basta mai.

Spiego a Chiara che la mia principale attività di artista è volta allo studio e alla pratica della Grafica d’arte e delle Tecniche dell’incisione quale espressione del segno, in bianco e nero, ma anche della stampa a colori. La avverto inoltre, delle difficoltà operative che il linguaggio dell’incisione obbliga a seguire (la preparazione della lastra di zinco, la stesura della vernice ad acquaforte e vernice molle, la preparazione del disegno, la morsura della matrice, l’inchiostratura e infine la stampa sulla carta), un procedimento lungo, lento, riflessivo e paziente.

Per nulla intimorita dai miei dubbi Chiara elabora il progetto da sviluppare prevedendo una serie di incontri da tenersi nell’atelier di Grafica d’arte dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, dove si stampa con torchi calcografici (memoria storica di saperi antichi), un luogo che preserva l’alchimia degli inchiostri e l’odore delle vernici, un ambiente speciale e tutto da scoprire anche per i ragazzi della Fondazione.

Prende forma così “un’esperienza di ascolto con Alessandro, Kokoro, Mattia Dian e Mattia Marchiori, Naturonda06 e Pietro” che si concretizza operativamente grazie alla fiducia incondizionata dei ragazzi, sempre curiosi e attenti all’originalità di questa nuova attività artistica.

Il risultato si evince guardando le incisioni esposte nella mostra L’inchiostro nelle mani: sono stampe d’arte cariche di suggestioni poetiche, di energia, di personalità, di carattere, di leggerezza e di armonia, esaltate nei colori vivaci davvero unici.

In questo contesto tutti i protagonisti firmeranno orgogliosamente i loro lavori: Alessandro, con i toni del giallo-arancio-blu, evoca il respiro della Terra popolata da figure oniriche cariche di una notevole valenza espressiva, e propone una visione calda e solare del suo universo; Kokoro usa prevalentemente toni neutri e rappresenta con gesti segnici minimali un bestiario di raffinata sensibilità, prediligendo la monocromia con piglio essenziale e risolutivo; Mattia Dian, sprizza energia dirompente e suggerisce una forza pulsante della natura con esemplare realismo, attraverso l’uso dei colori blu-rosso-verde-giallo dal grande valore emotivo; Mattia Marchiori, con le varianti del blu cobalto e con la sua scrittura segnico-gestuale, disegna ripetuti “prototipi” carichi di poesia; Naturonda06, con trasparenze di azzurro e di celeste cristallino riflette il mondo marino abitato da gioiosi e coloratissimi pesci fantastici; Pietro, con il verde e il viola raffigura l’animale frontalmente, in una visione di fierezza e leggerezza penetrante e dolcissima.

Adesso, finalmente, ci siamo conosciuti.

Un ringraziamento speciale a Cristiano Vettore, Silvia Bertoldo e Lucia Graser, tenaci costruttori di avventure all’apparenza impossibili; ai colleghi proff. Maria Causa e Gianluigi Bellucci per la generosa collaborazione; al Presidente dott. Fabio Moretti e al Direttore dell’Accademia prof. Giuseppe La Bruna per il sostegno e l’attenzione sincera all’iniziativa. Infine, un ringraziamento particolarmente sentito alla Presidente della Fondazione Martin Egge Onlus Chiara Mangiarotti e alla collega prof.ssa Serena Giordano per l’amicizia nata durante le lunghe fasi di elaborazione del progetto L’inchiostro nelle mani, un’amicizia che abbraccia la condivisione nella ricerca dinamica e contemporanea della bellezza.

[1] M. Haddon, Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte, Einaudi, Torino, 2014, Prefazione.



Doppio e creazione artistica

Chiara Mangiarotti, Presidente della Fondazione Martin Egge Onlus

Dal felice incontro con la Prof.ssa Diana Ferrara è nato un workshop di incisione da Lei ideato e condotto con grande generosità insieme ai partecipanti dell’Atelier di disegno e pittura della Fondazione Martin Egge Onlus: Alessandro Cipriano, Mattia Dian, Mattia Marchiori, Pietro Rech, cui si sono aggiunti più tardi Kokoro Dalla Valentina e NaturOnda06, con il sostegno dell’Accademia di Belle Arti di Venezia e del suo Direttore, Prof. Giuseppe La Bruna, al quale vanno tutti i nostri ringraziamenti. Il workshop si è articolato in un ciclo di una ventina di incontri che hanno avuto luogo, a cadenza alterna, presso la Fondazione Martin Egge Onlus e il laboratorio di incisione dell’Accademia di Belle Arti di Venezia con il valido aiuto di Cristiano Vettore, Tutor presso la Cattedra di Grafica d’arte - Tecniche dell’incisione della Prof.ssa Diana Ferrara, e dei tirocinanti della Facoltà di Psicologia: Giulia Bertossi, Gianni Iula, Tessa Peruzzo, Eleonora Pischiutti e Carolina Scarpa. In questa mostra Le mani nell’inchiostro ne presentiamo i risultati.

Rileggendo a posteriori le tappe di questo percorso sono stata davvero sorpresa nel constatare come nelle proposte artistiche e tecniche di Diana nulla sia stato lasciato al caso e come le sue intuizioni abbiano potuto accompagnare in un modo preciso l’emergere della soggettività di ognuno nelle creazioni realizzate.

Il processo dell’incisione è un processo complesso che implica in primo luogo una materia, liscia, dura e riflettente come uno specchio, la lastra di metallo. In essa i ragazzi si sono specchiati, hanno guardato il loro riflesso, il loro doppio. Il doppio costituisce un bordo per il corpo, gli conferisce un limite. Per questo è pacificante, ma ha bisogno di essere sviluppato, per non diventare pura ripetizione, di trovare una sponda nei componenti dell’équipe, nella presenza dell’altro. “Il corpo dell’altro è necessario per ottenere una certa stabilizzazione”[1] attraverso l’effetto di doppio che implica.

La fase successiva è stata l’impronta della mano sulla lastra su cui era stata precedentemente stesa una speciale vernice. Un altro tipo di doppio: una parte di sé tocca la materia lasciandovi un marchio singolare, dato anche dalla diversa pressione esercitata da ognuno.

Siamo passati poi alla proposta del segno zodiacale da disegnare sulla stessa lastra di nuovo verniciata. Il medium, la matita, si allontana dal corpo e dalla spazialità passiamo alla coordinata temporale, la costellazione sotto la quale è avvenuta la propria nascita. Anche questo un doppio, spesso un animale – un tema molto amato da tutti i partecipanti – che inserisce il soggetto nel tempo precisando la sua identità.

È stata poi la volta della scrittura - del proprio nome, del segno zodiacale – della scrittura e del suo doppio speculare che si incide sulla lastra perché così vuole la tecnica dell’incisione.

Infine, l’ultimo doppio: la lastra si riflette nella carta nel momento dell’impressione a colori.

Abbiamo operato attraverso un dispositivo gioioso e giocoso, in un’atmosfera carica di desiderio intorno all’oggetto del nostro fare, senza soluzione di continuità tra i giovedì alla Fondazione e i giovedì all’Accademia. Diana in primis ha saputo inserirsi nel gioco e interpretarlo con l’offerta dei colori, un mezzo non del tutto usuale in questa tecnica. Nell’andirivieni da un luogo all’altro, Venezia. Città d’acqua dai mille riflessi, per eccellenza la città del doppio! E nel tragitto incontriamo “tutte queste creature da incubo – draghi, grifoni, basilischi, sfingi con petto muliebre, leoni alati, cerberi, minotauri, centauri, chimere – che ci vengono dalla mitologia [] sono autoritratti dell’uomo, nel senso che denotano la memoria genetica della sua evoluzione.”[2] Animali, e non solo fantastici, che popolano Venezia che spesso i nostri artisti hanno disegnato e dipinto, con cui ultimamente hanno illustrato il libro S.O.S. Venezia e la laguna! Filastrocche di Otto il bassotto[3].

E ancora, post incisionem, i partecipanti al workshop hanno interpretato il loro doppio, con ironia e qualche compiacimento attoriale, ripercorrendo le tappe di questo percorso per Silvia Bertoldo, studentessa del Triennio di Grafica, che li ha ripresi nel video che sarà presentato all’inaugurazione della mostra.

Come l’immagine del manifesto indica, tra le mani che accompagnano e le mani che si fanno accompagnare c’è stato incontro, non senza divertimento. I lavori che ne sono scaturiti testimoniano di una sorta di “sublimazione del doppio” in cui ciascuno, uno per uno, è sulla via della propria enunciazione.

[1] É. Laurent, La battaglia dell’autismo, Quodlibet, Macerata 2013, p. 117.

[2] I. Brodskij, Fondamenta degli incurabili, Adelphi, Milano 2003p.68.

[3] A. Pelizzari, S.O.S. Venezia e la laguna! Filastrocche di Otto il bassotto, Illustrazioni di A. Cipriano, K. Dalla Valentina, M. Dian, NaturOnda06, P. Rech.


Sconfinamenti

Serena Giordano, Docente di Pedagogia e Didattica dell’arte, Accademia di Belle Arti di Venezia


Quando Diana Ferrara mi ha mostrato le incisioni contenute in questo catalogo, ho pensato che non era così scontato distinguerle a colpo d’occhio da quelle contenute nelle cassettiere del laboratorio di incisione e realizzate dagli studenti dell’Accademia di Belle Arti. Infatti, le ho subito proposto di fare una mostra mescolando gli elaborati degli ospiti occasionali (come le persone coinvolte in questa iniziativa) e quelli degli iscritti al regolare corso di incisione. Mi auguro davvero che ciò accada prossimamente perché sarebbe un esperimento certamente interessante.

Forse, a ben vedere, le incisioni delle persone che hanno collaborato a questo progetto mostravano, in alcuni casi, una maggiore originalità non sempre presente nelle prove scolastiche. Quindi, se proprio avessi dovuto attribuirle a qualcuno, le avrei immaginate come opere degli studenti più all’avanguardia.

Non credo affatto che l’originalità di alcune delle immagini che state per vedere sia determinata da un presunto comune denominatore che legherebbe gli autori, ma casomai dal carattere episodico dell’iniziativa; esso è probabilmente più libero dai condizionamenti scolastici con cui ogni buon docente di materie artistiche (pratiche e teoriche) deve fare i conti.

Qualcuno potrebbe attribuire agli autori dell’esperimento una certa ingenuità sul piano tecnico. Certamente, non sono né studenti specializzati, né virtuosi del torchio, ma io credo che sia proprio questo l’aspetto più interessante della vicenda. La storia dell’arte mostra un percorso molto preciso, lungo il quale il concetto di abilità tecnica non si è perso (come lamentano i passatisti), ma si è evoluto, grazie alla voglia di alcuni artisti di incedere in territori esterni ai confini riconosciuti dell’arte.

Di fronte alla proposta di lavorare con bulini, lastre, morsure e colori, la sfida raccolta da Diana Ferrara e dai suoi ospiti è stata proprio reinventare la tecnica attraverso la sperimentazione, sfida con la quale, tra l’altro, si sono misurati e si misurano tutti gli artisti.

Quindi, sono ben felice di constatare che le porte dell’Accademia di Belle Arti di Venezia siano sempre aperte e che esistano docenti disponibili non a fare dell’arteterapia (una pratica che, a parer mio, contiene un ossimoro), ma ad ascoltare chiunque abbia qualcosa di nuovo da raccontare rinnovando, insieme agli studenti, idee e linguaggi.


Il saluto del Direttore

Giuseppe La Bruna, Direttore Accademia di Belle Arti di Venezia

Un mondo di segni neri e colori a rappresentare l’animo umano e i sentimenti che appartengono da sempre all’uomo, memorie di un passato che si riconduce ai nostri archetipi primordiali comunque presenti nella nostra memoria, attraverso un mondo fantastico e rappresentativo in continuo divenire.

Giovani che si confrontano con tecniche di rappresentazione appartenenti ad antichi saperi che ancora oggi si praticano presso la nostra Accademia di Belle Arti e docenti sempre disponibili a donare le loro competenze, frutto di un continuo indagare fra pensare e fare in una perenne osmosi che unisce insieme, nel percorso didattico, docenti e discenti.

Tutto ciò emerge da questa importante esperienza nata da un progetto proposto dalla Presidente della Fondazione Martin Egge Onlus, Dott.ssa Chiara Mangiarotti, a questa Direzione e per il quale la Prof.ssa Diana Ferrara, docente di Grafica d’Arte-Tecniche dell’Incisione è stata la referente.

Un risultato che conferma quanto l’arte e tutto ciò che ruota intorno ad essa sia linfa vitale per tantissimi giovani e meno giovani di questo mondo. Un mondo che ci ricorda quanto è importante poter esprimere non solo con le parole ma con i segni ed i colori il nostro intimo e spesso sconosciuto microcosmo.

Grazie quindi alla Fondazione Martin Egge Onlus e alla sua Presidente, alla Prof.ssa Ferrara supportata dal tutor Cristiano Vettore e a tutti gli allievi come Silvia Bertoldo e Lucia Graser che hanno consentito attraverso il loro impegno la realizzazione delle opere che saranno esposte nella mostra L’inchiostro nelle mani.