Atelier di Teatro

L'atelier teatro propone dei percorsi annuali a scadenza settimanale.

Ogni anno viene proposto un nuovo ciclo con temi diversi.

Quest'anno siamo partiti per un viaggio teatrale con la Cappellaia Matta nel Paese di Arcibicocchi.

La Cappellaia Matta, sorella gemella del Cappellaio Matto, insieme alle sue compaesane, accompagna i ragazzi, in un Paese altrettanto meraviglioso di quello famoso di Alice, ma saranno i ragazzi stessi ad inventare i luoghi e i personaggi. La scelta del tema apre un grande ventaglio di possibilità all'invenzione specifica di ognuno, ma deriva anche dalla volontà di interazione con i ragazzi degli altri due atelier della Fondazione, quello di Disegno e Pittura e di Video-animazione, entrambi quest'anno centrati sul progetto de Le pietre parlanti di Venezia, in cui la Cappellaia ha un ruolo di « coordinazione fantastica ».

Il gruppo è condotto, attraverso il gioco corporeo e vocale, a costruire una narrazione collettiva nella quale ciascuno possa dar forma simbolica alle proprie paure e ai propri desideri, inventando e interpretando i propri personaggi e condividendoli con gli altri. Anche gli spazi di questo mondo del tutto-possibile sono inventati e costruiti dai ragazzi.

Non utilizzeremo dei testi di autori, ma la parola degli stessi partecipanti, su un canovaccio che si andrà via via costruendo sulle loro improvvisazioni.

In questo Paese bizzarro utilizziamo anche le parole rio-contra che scardinano i codici offrendo libertà alla parola come creazione ben oltre la pura comunicazione.

La musica, un interesse espresso dei ragazzi, ha trovato uno spazio importante sia come accompagnamento alla danza che come creazione condivisa dal gruppo.


L'atelier teatro mette al centro il corpo, la voce, lo spazio, il soggetto e l'altro.

Un'esperienza di gruppo che valorizza l'apporto creativo singolare nello scambio e nella condivisione con creazioni individuali e collettive. Vengono proposti numerosi esercizi/gioco sul gruppo come luogo della relazione che rafforza e valorizza l'apporto di ognuno.

Il corpo : come percezione di sé, sensorialità, come gesto e movimento nello spazio, espressività e danza. Lavoriamo sulla coordinazione, l'elasticità, la psicomotricità, la dinamica e il ritmo.

Lo spazio : la percezione dello spazio nella relazione al proprio corpo e al corpo dell'altro. Spazio che definisce un contorno del proprio corpo. Spazio dove il muoversi è segno di conquistata libertà e non di smarrimento.

La voce : respiro, musicalità di suoni personali profondi già noti e da scoprire ;

e il canto, scoperta di armonie individuali e capacità di relazionarsi nel coro.

La musica : accompagnamento emozionale, ritmo, armonia e ascolto, ma anche la possibilità di condividere le canzoni più amate : una proposta venuta dai ragazzi che ha il valore del piacere condiviso e dell'uscire dall'isolamento dell'ascolto solitario e ripetitivo per prendere una dimensione di dono all'altro e di riconoscimento di ciò che conta per sé.

La parola : non solo come significato, codice di comunicazione, ma come invenzione continua, segno poetico.

La scrittura : quando possibile, la scrittura propria, o sotto dettatura, garantisce di fissare l'espressione di un vissuto sfuggente e spesso complesso, contraddittorio. Ogni parola scritta prende valore come significato legato al corpo e all'azione e come significante con la sua singolarità grafica. Viene raccolta, rispettata e rielaborata in continuazione dal suo autore.

Ciò non ci esime dall'utilizzare testi di alto valore letterario quando sono ritenuti in sintonia col percorso e con l'immaginario poetico su cui si stanno avventurando i ragazzi.

La rappresentazione grafica e plastica entra come segno scenografico, ma anche per una rappresentazione del proprio personaggio (proiezione pittorica, maschera, burattino), o degli spazi che occupa. Segno permanente di una presenza che nel teatro vive con estrema forza nel momento dell'azione, ma poi non lascia traccia al suo finire, se non nel ricordo emozionale, che talvolta necessita di essere reso permanente ricorrendo ad altri linguaggi espressivi.

I ragazzi sono accompagnati da Margherita Piantini, attrice e mediatrice artistica; Gloria Badin, psicologa e operatrice del campo coreografico; Raffaella Marchiori, psicomotricista; e dalle tirocinanti della Fondazione. Chiara Mangiarotti, psicologa, psicoanalista e presidente della Fondazione Martin Egge Onlus, assicurerà la supervisione.

La presenza di numerose operatrici specializzate, di diverse fasce d'età e esperienze, che si mettono in gioco insieme ai ragazzi, garantisce l'esperienza inclusiva, un efficace utilizzo della pratica à plusieur e un accompagnamento specifico per ogni ragazzo.

Istantanee dall'atelier di Teatro