La pratica à plusieurs

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Che partner esige il bambino autistico? Per parafrasare Donna Williams, egli cerca una guida che lo segua o come diceva un bambino “io sono il capo e tu lo scudiero”, un partner poco muscoloso, non intrusivo, che sia curioso verso il suo mondo e sappia valorizzare le sue trovate. Nella pratica à plusieurs ideata da Antonio Di Ciaccia gli operatori diventano i partner docili del bambino, dapprima curiosi, poi più propositivi, per creare un’atmosfera in cui egli possa trovarsi a suo agio. Nella pratica à plusieurs gli operatori offrono al bambino punti di riferimento nella realtà per tessere la trama di un Altro “regolato” in quanto egli stesso, in primis, sottoposto a delle leggi. Una trama fatta dall’intreccio di spazio e di tempo, una rete costitutiva della realtà del bambino che crea prevedibilità e di conseguenza è disangosciante. Gli operatori sostengono il bambino nella sua invenzione che gli permetterà di costruire un mondo meno angosciante e che lo condurrà a stabilire un legame sociale. Gli interessi altamente specializzati e unidirezionali dell’autistico nel campo delle scienze esatte lo indirizzano verso un sapere spesso astruso, come quel bambino che conosceva le misure di migliaia di uccelli. Sarà perciò importante accogliere la sua inclinazione per aiutarlo a inserirsi in un campo universalmente riconosciuto, come tanti autistici ad “alto funzionamento”, musicisti, matematici, zootecnici, ci dimostrano. In un mondo lavorativo sempre più specializzato, tecnologico, computerizzato e “anafettivo” stranamente l’autistico può trovare la sua chance (1).

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(1) M. Egge, C. Mangiarotti, "Autismo", in Scilicet Parvenze e Sintoma, numero speciale di Attualità lacaniana, Rivista della Scuola Lacaniana di Psicoanalisi, 10/2009, pp. 57, 58..